Livorno, 1881 – 1967
Allievo di Guglielmo Micheli, dall’età di sedici anni, il pittore livornese Gino Romiti, riceve insegnamenti anche da Fattori, durante i soggiorni estivi del maestro nella città natale. Espone alla Biennale di Venezia del 1903 e del 1912 e negli stessi anni realizza quadri influenzati dalle teorie divisioniste, come “Il sole nel giardino”, esposto a Roma all’Internazionale del 1914 e in seguito acquistato dal re Vittorio Emanuele III. Nel 1920 insieme a Baracchini-Caputi, Natali, Romiti, Razzaguta e altri artisti livornesi fonda il “Gruppo Labronico”, del quale sarà presidente dal 1943 al 1967.
Soprannominato Il pittore della primavera per il suo amore per tutti i doni della natura e celebre per i suoi ritratti raffiguranti paesaggi naturali con la frequente presenza di alberi, pinete e fiori. Inspiegabilmente sottovalutato da parte della critica toscana nonchè italiana, Romiti seppe invece intuire le possibilità evolutive della Macchia nel contesto di una pittura evocativa, ai limiti del simbolo. Di innegabile riferimento internazionale possono dirsi gli stupefacenti fondi marini, realizzati fin dagli anni Dieci, in alcuni dei quali si avverte addirittura l’eco futurista.
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